Benvenuti nel sito-blog dedicato a Segreto, il secondo libro de La Trilogia di Lilac.

mercoledì 13 novembre 2013

Segreto - Estratto dal capitolo 2.

In onore del primo compleanno di Perfetto, condivido con voi l'inizio del secondo capitolo di Segreto.



Segreto - Capitolo 2

© 2013 Alessia Esse

Da bambine, io e Baguette passavamo i pomeriggi a giocare nel giardino della mia casa di Malorai. Era lei quella che amava correre fra le aiuole e fare capriole nel vialetto, ma ero io quella che cadeva in continuazione.
Dopo ogni caduta, la nonna era subito al mio fianco. Non appena toccavo il cemento con le ginocchia (o con le mani, o con la fronte) lei era lì, pronta a farmi rialzare e a medicarmi. Mi raccomandava di non correre, di non cedere alle proposte pericolose di Baguette (Arrampichiamoci sul tetto oppure Scaviamo un fosso fino al centro della Terra oppure Proviamo a sollevare la biposto di Francesca, in due sarà più facile) ma, nonostante le sue raccomandazioni, era facile farmi trascinare. Amavo rincorrere Baguette. Amavo quella sensazione di libertà e di gioia che i pomeriggi con lei mi davano.
Ricordo le garze macchiate di rosso con cui la nonna mi fasciava i palmi delle mani, dopo aver applicato il cicatrizzante. Ricordo che, nelle ore successive, cercavo di stare ferma per evitare che la medicazione si rovinasse.
Penso a quei momenti, ora che vedo la maglietta di mio padre sporca del suo stesso sangue, ma la nonna non è qui, e la ferita di Michael non è stata causata da una corsa di troppo.
“Lilac, spostati.”
Elia non deve ripetersi. Mi allontano immediatamente, come se nelle sue parole trovassi una speranza.
Allontanati, Lilac, così Michael riaprirà gli occhi.
Allontanati, Lilac, così le lancette dell'orologio torneranno indietro, e tu potrai evitare tutto questo.
Mi allontano, ma nulla cambia.
Elia dice qualcos'altro. Vedo le sue labbra muoversi. Vedo la sua mano estrarre il pugnale dallo stomaco di Michael.
Che fai?  vorrei chiedere. Che cosa stai facendo?
Le mie domande non hanno fiato. Con un altro movimento rapido, Elia solleva Michael fino ad appoggiarlo sul suo letto.
“E' vivo...” dice, afferrando un lenzuolo. Due semplici parole, che mi ricordano come si fa a respirare. “...ma dobbiamo fermare il sangue. Ne sta perdendo troppo. Lilac, vieni qui.”
Mi chiama tre volte prima che io capisca ciò che vuole. Devo avvicinarmi. Devo premere il lenzuolo sulla ferita, per evitare che Michael perda altro sangue.
“Premi, d'accordo? Lilac, mi senti? Lilac!”
Quando rimango ferma, in ginocchio accanto al letto, Elia prende le mie mani e le appoggia sul lenzuolo che ha sistemato sullo stomaco di mio padre. La maglietta grigia che indossava è sparita. Elia deve averla tolta mentre io cercavo di capire cosa dicesse.
“Coral saprà cosa fare. Io devo avvertire gli altri. Tu continua a premere il lenzuolo sulla ferita, d'accordo?  Vega G non può aver lasciato il villaggio. E' ancora qui.”
“Ha preso Jonah.” Ripeto le parole di Michael guardando Elia negli occhi. “Ha preso mio fratello.”
“Sono ancora qui. Devono essere ancora qui.”
Annuisco, imponendomi di non piangere. Scacciando il dolore col movimento della testa.
“Ha preso Jonah,” ripeto.
“E io lo ritroverò,” mi fa eco lui. “Respira. Non crollare. Tieni il lenzuolo premuto. Fallo per Michael, d'accordo?”
Prende il fucile ed esce dalla camera di corsa, passando accanto a Baguette.
Baguette.
E' accanto alla porta. Immobile, muta. Osservo il suo viso, e la mente vola alla mia infanzia. Ai gesti della nonna, durante i pomeriggi fatti di giochi pericolosi.
Sono quei ricordi a riavviare la mia mente.
“Devo chiudere la ferita,” mormoro. “B-Baguette?” Balbetto il suo nome, facendo due tentativi prima di riuscire a trovare la voce. “Il cicatrizzante.” Penso alla nonna, accovacciata davanti alle mie ginocchia. “Il cicatrizzante. E' nel mio zaino.”
Baguette non dice nulla, ma esce dalla stanza di corsa per andare a prendere ciò che le ho chiesto.
“Il cicatrizzante fermerà il sangue,” dico a Michael, anche se non può sentirmi. “Disinfetterà e chiuderà la ferita.”
Baguette torna nel momento in cui Coral entra in casa. Sento la sua voce chiamare il mio nome, e i suoi passi riecheggiano veloci nel corridoio che porta alla camera di Michael.
Coral è una delle donne più forti che io conosca. La più forte di Pontenero, senza dubbio. Il suo viso crolla, però, quando vede Michael disteso sul letto, ferito e insanguinato.
“E' vivo,” dico subito, come a ricordarlo a me stessa. “E' vivo.”
“Che cosa è successo?” I suoi occhi sono lucidi. Vede il sangue accanto all'armadio, vede il pugnale dal manico bianco conficcato nel cuscino sul letto di Jonah. “Lilac, che cosa è successo? Dov'è il bambino?”
“Elia lo troverà.” Come poco fa, parlo per convincere me stessa più che per rispondere alla domanda.
“Ecco il cicatrizzante.”
Coral guarda il flacone che Baguette mi porge.
“Il cicatrizzante fermerà il sangue. Disinfetterà e chiuderà la ferita. E' una nostra medicina.”
Coral annuisce dopo qualche secondo e fa il giro del letto, inginocchiandosi di fronte a me.
“Fai in fretta,” dice, appoggiando le mani sul lenzuolo.
Lo porta via con delicatezza, scoprendo il taglio da cui ancora fuoriesce sangue. Il suo lamento addolorato è uno specchio di ciò che ho dentro.
“Oh, Michael. Ragazzo mio. No. No.”
“Andrà tutto bene,” mormoro, svitando il tappo.
“Coral, sposta le mani,” dice Baguette.
Se mi concentro, riesco quasi a sentire la voce della nonna. Copre il dolore che ho al centro del petto. Copre la paura. Copre il presente.
Il cicatrizzante crea una seconda pelle, Lilac. E' un'invenzione straordinaria. La ferita viene pulita, disinfettata e guarita in un lampo. Così la mia bella bambina può tornare a giocare.
Verso l'intero contenuto del flacone sullo stomaco di Michael. Agisce rapidamente: entra nella ferita, e in pochi secondi un tessuto sintetico nasce da quello lacerato. Il sangue smette di scorrere sulla pelle. La ferita è chiusa. L'emorragia è terminata.
All'improvviso sento l'aria sparire dai polmoni. Stringo il flacone di cicatrizzante fra le mani sporche di sangue, e alzo gli occhi sul viso di Baguette.
“Lo hai salvato,” dice in francese. Le sue labbra si curvano in un sorriso. “Lo hai salvato.”
Gli occhi di Michael restano chiusi, ma il suo respiro mi dice che è ancora vivo.
“E' salvo,” dico con un filo di voce. “Ce l'ho fatta.” [...]

Il resto potrete leggerlo a partire dal 26 Novembre ;)

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